Pubblicato il: 31/07/2024
In un bonifico debbono comparire i dati che qualificano l'operazione e individuano i soggetti coinvolti (ordinante e beneficiario), i rispettivi IBAN, l'importo da trasferire nei fondi del beneficiario e la data di esecuzione della transazione. Oltre a ciò, però, il bonifico solitamente indica anche il dato della causale del versamento, ossia la breve descrizione della ragione dello spostamento di denaro, utile al destinatario per capire il perché della transazione e ad essere trasparenti nei confronti delle autorità che effettuano i controlli. Tuttavia indicarla non è obbligatorio.
Non bisogna affatto sottovalutare il rilievo dei termini usati per descrivere la causale, perché in caso di utilizzo di parole "vietate", l'esposizione al rischio di verifiche del Fisco aumenterebbe non di poco. E anche con le stesse banche potrebbero esserci problemi o richieste di chiarimenti.
Come è ovvio immaginare, nella legge o nei documenti "ufficiali" (ad es. della Banca d'Italia) non vi sono precise indicazioni su cosa non scrivere nella causale, ma i suggerimenti che arrivano dalla prassi e dalle norme di rilievo penale (come quelle contro l'evasione fiscale) ci fanno intuire alcune parole che è meglio evitare per non rischiare un pesante provvedimento come il blocco del conto corrente.
Al bando perciò parole che potrebbero allarmare le autorità fiscali, come ad esempio:
- donazione o dono/regalo
- prestito
- scommesse
- contanti
- denaro per lavoro in nero
- soldi non dichiarati
- pagamento per droga
- tangente.
Concludendo, una causale chiara, semplice e pertinente alla transazione potrebbe essere ad "affitto mese di settembre 2024", per una transazione costituita dal versamento di una rata del canone di locazione. Essa individua in modo inequivocabile l'operazione e la rende trasparente agli occhi del Fisco.
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